Out Of Control Tour Report parte 1

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Giorno 1: Lunedì 19 Novembre
Partenza: Cagliari.
Ore 13.

Inizia così la nostra avventura; ancora inebriati dalla serata del release party del sabato precedente alla Cueva Rock, grazie alla quale abbiamo avuto conferma di essere circondati da un sacco di amici e fratelli, ci ritroviamo, noi Coma stanziati in terra sarda, nella nostra sala prove dove da subito ha inizio una avvincente lotta contro gli spazi: tutto sommato ci stiamo.. Noi tre..!
“E Fabio? …. Boh ci penseremo domani”.
Così alle 14 comincia il viaggio!
Direzione Olbia.
Ovviamente nell’esatto momento in cui ci mettevamo in cammino nessuno era a casa per ricevere un pacco importantissimo (i PLETTRI!)… ma vabbè, ci si arrangia!
Compagna di viaggio inseparabile, la vocina suadente e sexy del navigatore!
Arrivati a Olbia si sale sulla nave, e mano a mano che passano i minuti e ci si allontana dalla nostra terra, tra partite a “UNO”, le salsicce tanto care a Daniele e qualche birrone, ci si rende sempre più conto che un sogno si sta realizzando.

Giorno 2: Martedì 20 Novembre.
Partenza: Livorno.
Ore 7.
Il giorno inizia con una punta di panico. Il buon Fabio decide di non rispondere al telefono mentre lo chiamiamo per raggiungerlo. Visti i precedenti, non sembra impossibile che Fabio “Sconcato” si sia dimenticato del tour.
A quanto pare, era in doccia, ma nessuno ci metterebbe la mano sul fuoco.
Finalmente dopo varie peripezie (come andare a recuperare il basso, visto che averlo a casa avrebbe facilitato troppo le cose, e i documenti di Fabio… ancora), ci mettiamo nuovamente alla guida.
Direzione Innsbruck!
La monotonia del viaggio viene interrotta al km 286 dell’autostrada del Brennero, dove un transatlantico su ruote decide di farsi esplodere una gomma proprio davanti a noi, con tanto di simpatica sbandata e la morte vista in faccia su un cartello con su scritto “MANTOVA”… da questo momento in poi tale parola viene accompagnata da un simpatico e originale gesto scaramantico (gratta di qua… gratta di là…).
Ancora un paio d’ore e arriviamo in quel di Innsbruck (cittadina fredda come il bacio della morte), ma per fortuna l’hotel ci riserva una piacevole sopresa: la sauna!
Arrivati a fine serata, dopo le tradizionali partite a UNO (ribattezzato in seguito “ONE” o “EIN” da Antonio), le birrette e i Kebhab, realizziamo che il nostro simpatico e sfuggevole booking manager, ancora non ci aveva dato né indicazione, né indirizzo della compagnia dei bus nella quale ci saremmo dovuti incontrare il giorno successivo.
Altra punta di panico. Andiamo a dormire, circondati da Cristi e Madonne, con la speranza di novità al nostro risveglio.

Giorno 3: Mercoledì 21 Novembre.
Partenza: Innsbruck.
Ore 9.

Ci svegliamo e, come un regalo dall’alto, troviamo le tanto attese indicazioni.
Subito in viaggio verso Marktredwitz. O qualcosa del genere.
Punta di panico mattutina: l’autista del nostro tour sarà una ragazza.
Dopo esserci interrogati sul suo aspetto (burbera camionista o leggiadra pulzella di pelle vestita?), si parte.
La monotonia del viaggio è spezzata dai discorsi intestinali di Daniel “Missing” Manca e dalle interessanti teorie sessuali del nostro bassista.
Arrivati a destinazione ci troviamo davanti quella che sarà la nostra autista; né burbera camionista, né leggiadra pulzella, bensì simpatica metallara che dimostrerà in più situazioni di avere le palle quadrate. Sicuramente più di buona parte degli occupanti del tour bus.
Il primo impatto con quella che sarà la nostra casa per i successivi 10 giorni è quasi sconvolgente: vetri oscurati, zona lounge e claustrofobici bunks ci fanno sentire davvero in tour.
La serata si conclude con una cena tipica bavarese e l’incontro con la prima delle quattro band con cui suoneremo in questo tour: i greci “Raw In Sect”, da noi denominati “Operai dell’ANAS”, vista la scarsa produttività dimostrata nei giorni a seguire.

Giorno 4: Giovedì 22 Novembre.
Partenza: Marktredwitz.
Ore 10.

Oggi è il gran giorno: ci svegliamo carichi come molle, pronti ad affronatare la giornata che segnerà l’inizio vero e proprio del tour. Infatti in tanti si sono chiesti come mai il nostro viaggio sia iniziato due giorni prima: a dire il vero ce lo siamo chiesti anche noi, e la risposta è molteplice: intanto rispetto agli altri abitiamo in culonia, in secondo luogo se avessimo dovuto portare la nostra strumentazione in aereo avremmo speso più che con la macchina, in terzo luogo… in terzo luogo va bene cosi!
Arrivano al punto di incontro gli austriaci “Bastard Peels” e gli headliner “Master”. Perlomeno, solo una parte di loro.
Manca infatti il loro batterista.
A proposito di questo, molti di voi sapranno già quello che è successo..
Ci si mette in viaggio verso Berlino, dove incontreremo i “Manifest”, e il batterista dei Master.
Con un’uscita degna di una Playmate da una torta di panna, spunta il buon Saini, che ancora ringraziamo, perché se non fosse stato per lui “col cazzo che ne eravamo ancora in giro”.
All’interno del primo locale, il K-17, troviamo un catering freddo, un frigo pieno di birre e un palco ben attrezzato.
Cosa chiedere di più?
Incrociamo le dita e speriamo che la serata vada nel migliore dei modi. Speranze che non vengono deluse: infatti, arrivato il nostro turno, saliamo sul palco dove da subito ci troviamo perfettamente a nostro agio e cominciamo il nostro show.
La scaletta scorre via veloce, finiamo di suonare ancora carichi e con la voglia di tornare subito su un palco.
Ottimo inizio ed esperienza che ci lascia pienamente soddisfatti. Effettivamente la professionalità del personale del K17 sarà merce rara da qua in poi.
Doccia. Il primo after party: alcool, racconti di Paul, vaneggi, ascolti di abum storici, risate, chiacchiere fino alla mattina, e la consapevolezza di essere parte di qualcosa che ci segnerà per sempre.

Giorno 5: venerdì 23 Novembre
Partenza: Berlino.
Ore 8.
Fila tutto liscio fino a Dresda. Troppo liscio. Ma un intoppo grande quanto il tour bus era li in agguato, proprio davanti al locale. Una manovra azzardata, un muretto di troppo, fanalino rotto e.. motore spento. “Scheisse” su “scheisse” escono a fiumi dalla bocca di Julia. I nostri sguardi increduli cercano risposte negli sguardi degli altri, mentre la fila di macchine e tram bloccati dal bus inizia ad essere preoccupante. Ma non siamo in Italia. 45 minuti fermi, non una bestemmia (se non le nostre).
E colpevole fu un fusibile… 20 maschi e nessuno ci ha pensato prima. Se la polizia non da peso al disguido, l’azienda dei tram non è dello stesso parere: 8000 euro di risarcimento, i magnacci.
Ma si sa, un guaio tira l’altro. Si mette piede nel locale, qualche secondo per poterci abituare alle luci basse, messa a fuoco.. e li, davanti ai nostri occhi, un campo profughi gestito da un anarco-punk di vecchia data. Si tratta di un’officina, stile centro sociale, si proprio quelli dove si riunivano i sopravvissuti degli anni ’90, con a guardia due alani di dimensioni colossali. Schivando cagotti e strisciate di urina riusciamo ad arrivare a quello che ci spacciano come palco. La strumentazione presente è imbarazzante, ma “The show must go on” diceva qualcuno… E lo show continua: per fortuna la nostra esperienza è fatta anche di locali dove per andare avanti si deve solo suonare a memoria, ed è in questo caso che ci torna utile. Sul palco infatti c’è un carnaio, cosa che neanche 100 agnelli massacrati assieme il giorno di Pasqua…
Alla fine della fiera concludiamo la serata con la consapevolezza che per come era iniziata, sarebbe potuta finire in tragedia… AMEN!
Il viaggio riprende in direzione Ormoz, Slovenia. Saranno più di 800 km, ed è bene riprendere subito il cammino.
Tutta la crew infatti si spiaggia nei relativi bunks, tranne alcuni prodi (indovinate chi???) che passano la nottata tra birre e l’ascolto di tre album della madonna a volume improponibile: Ride the Lighting, Painkiller e Reign in Blood ci danno come una scossa di energia pura: le gare di Air guitar si sprecano… peraltro sarà Fabio ad aggiudicarsele, e non sarà l’unico premio portato a casa alla fine del tour!

Giorno 6: Sabato 24 Novembre
Partenza: Dresda.
Ore 4.
Partiti all’alba, come gia accennato, ci dirigiamo verso Marktredwitz per aggiustare la simpatica lucetta che aveva fatto saltare l’impianto elettrico del tour bus. Dopo questa piccola deviazione di 400 km ci rimettiamo in marcia verso la Slovenia. L’arrivo a Ormoz è decisamente suggestivo. Suoneremo infatti nello scantinato di un castello totalmente rimesso a nuovo da un gruppo di volontari. Grazie al loro incredibile lavoro hanno messo su un bel locale, ben organizzato e clamorosamente figo. Un grosso punto di forza è il trattamento ricevuto: cena pantagruelica, damigiana di vino e disponibilità al 100%.
Rimaniamo colpiti dalla partecipazione del pubblico sloveno, che a ogni canzone suonata, si sbatte da una parte all’altra.
Ormai le operazioni di montaggio e smontaggio procedono senza intoppi: sembriamo davvero una squadra affiatata, lo siamo, anche se alcuni sindacalisti persistono nel loro sciopero, trovando tutti i modi per allontanarsi dal duro lavoro… e ci riescono!
L’after party lascia su alcuni di noi profondi segni che durano fino al giorno seguente: alcuni di noi scambiano amici per demoni dell’inferno, qualcun altro deve essere portato a braccia nel proprio bunk, qualcun altro ancora cerca di imparentarsi con le bellezze autoctone del posto, il tutto in un clima surreale, visto che nel frattempo l’interno del locale si è trasformato in una specie di bunga-bunga party…
Ringraziando qualche sconosciuta divinità, il giorno dopo sarà un day-off, il che permetterà a molti di noi di riprendersi e di rimettersi in forma per la parte italiana del tour.

Giorno 7: Domenica 25 Novembre.
Somewhere in Slovenia.
Ore 14:30.

Ci stiamo riposando dopo una meritata doccia, la prima dopo 2 concerti, quando cercando un posto dove ricaricare le batterie del tour bus, al buon Saini viene in mente che un nostro caro amico, Efisio Pregio, è in tour con la sua band Vexillum, di supporto ai LT’s Rhapsody.
Dopo aver convinto autista e tour manager ci dirigiamo verso Treviso, avendo a disposizione all’esterno del locale un parcheggio per Blackie (il tour bus, ovviamente) e del cibo caldo in zona. Tutto sembra fantastico, sino a quando il proprietario del locale ci nega per una mezz’ora buona la tanto agognata corrente, fino a che non vediamo la nostra autista partire a razzo verso gli uffici, con tanto di sicurezza che la rincorre, e tornare trionfante con un bellissimo cavo della 220 V dopo 5 minuti e con un sorriso a trentasei denti. Al nostro sguardo incredulo lei risponde con un semplice “I’ve got boobs!”.
Benvenuti in Italia.
Dopo aver visto parte del concerto dei Rhapsody, passiamo le ore successive con Freedom Call, Vexillum e le altre band.
Altra bellissima serata servita a ricaricarci un po’, e ad aumentare la voglia di tornare su un palco.
Secondo le aspettative di tutti, il day-off sarebbe dovuto essere un giorno noioso e poco produttivo, passato a dormire o a guardare film. Invece si è rivelato essere uno dei migliori.

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